Adriano Baracchini-Caputi

Adria­no Baracchini-Caputi

Nasce a Firen­ze il 5 luglio 1883 e si tra­sfe­ri­sce a Livor­no attor­no al 1899. Guar­dan­do a Vit­to­re Gru­bi­cy de Dra­gon si intro­du­ce nei segre­ti del­la tec­ni­ca divi­sio­ni­sta.
Nel 1907 par­te­ci­pa a Pari­gi con cin­que dipin­ti al Salon des Pein­tres Divi­sion­ni­stes Ita­liens; nel 1910 alla Mostra del­la Per­ma­nen­te di Mila­no pre­sen­ta In pie­no luglio, e l’an­no seguen­te espo­ne alla Pro­mo­tri­ce di BB. AA. di Tori­no.
Assi­duo fre­quen­ta­to­re del Caf­fè Bar­di, vi rap­pre­sen­ta insie­me a Ben­ve­nu­to Ben­ve­nu­ti l’in­di­riz­zo divi­sio­ni­sta. Nel 1912 par­te­ci­pa alla I Mostra d’Ar­te Livor­ne­se ai Bagni Pan­cal­di, dove Pie­rot­ti Del­la San­gui­gna lo defi­ni­sce «il più sapien­te e il più pazien­te, già mae­stro di minu­zie tec­ni­che, che svi­sce­ra il segre­to del­le lumi­no­si­tà, che ne dispo­ne e ne rac­co­glie nel­le tele gli ele­men­ti pri­mi, e ne com­po­ne deli­zio­si accor­di musi­ca­li».
Nel 1912 par­te­ci­pa alla X Espo­si­zio­ne Inter­na­zio­na­le d’Ar­te di Vene­zia, dove tor­ne­rà nel 1914. Nel 1913 è mem­bro del­la Com­mis­sio­ne per la II Mostra d’Ar­te livor­ne­se, del­la qua­le fan­no par­te anche Rena­to Nata­li, Alber­to Cal­za, Cor­ra­do Miche­loz­zi e Gino Romi­ti.
Nel­lo Stu­dio Romi­ti il 15 luglio 1920 Adria­no Barac­chi­ni-Capu­ti è tra i fon­da­to­ri del Grup­po Labro­ni­co e ne è nomi­na­to per accla­ma­zio­ne Segre­ta­rio. Alla I Mostra del Grup­po labro­ni­co al Pala­ce Hotel di Livor­no nel 1920, Barac­chi­ni-Capu­ti pre­sen­ta i dipin­ti Autun­no, Pres­so la fon­te, Una sosta, Pri­ma­ve­ra, Sui mon­ti, Con­ge­do del sole in Ver­si­lia, men­tre nel­la sezio­ne bian­co e nero espo­ne i dise­gni Pri­ma­ve­ra nascen­te, Sul­la vet­ta del Gab­be­ri, Gri­gio in mon­ta­gna.
Alla I Bien­na­le Roma­na nel 1921 è pre­sen­te assie­me a Ben­ve­nu­to Ben­ve­nu­ti nel­la sala dove, con dodi­ci ope­re di Vit­to­re Gru­bi­cy de Dra­gon, vie­ne reso omag­gio all’ar­ti­sta recen­te­men­te scom­par­so.
Il dipin­to L’o­ra del ripo­so vie­ne pub­bli­ca­to nel cata­lo­go del­la V Mostra del Grup­po Labro­ni­co che si tie­ne a Livor­no nel 1922. All’E­spo­si­zio­ne Inter­na­zio­na­le d’Ar­te di Vene­zia di quel­l’an­no pre­sen­ta Un’aurora.

Nel 1923 a Livor­no Bot­te­ga d’Ar­te pro­muo­ve una per­so­na­le di Barac­chi­ni-Capu­ti, Cor­ra­do Miche­loz­zi e Cafie­ro Filip­pel­li, nel­la qua­le egli espo­ne 17 dipin­ti e 11 dise­gni e nel Bol­let­ti­no n. 11 C. G. Ciap­pei ne trac­cia un pro­fi­lo che defi­ni­sce la sua sta­tu­ra arti­sti­ca: «Adria­no Barac­chi­ni-Capu­ti è ora­mai ben cono­sciu­to nel­l’am­bien­te arti­sti­co ita­lia­no. Arti­sta distin­tis­si­mo appar­tie­ne a quel­la valo­ro­sa schie­ra di pit­to­ri divi­sio­ni­sti che face­va­no capo fino a poco tem­po fa al gran­de mae­stro Vit­to­re Gru­bi­cy. Dal­l’il­lu­stre pit­to­re scom­par­so ebbe ami­che­vo­li inse­gna­men­ti ed ancor più sti­ma e affet­to che gli furo­no con­ser­va­ti fino agli ulti­mi gior­ni di lui. Espo­si­to­re apprez­za­to a Vene­zia, il Barac­chi­ni ha una pro­du­zio­ne limi­ta­tis­si­ma ben poco cono­sciu­ta ai con­cit­ta­di­ni» e anco­ra lo defi­ni­sce «Poe­ta deli­ca­to e colo­ri­sta, squi­si­to ricer­ca­to­re di effet­ti di luce più che di effet­ti di colo­re […]. I divi­sio­ni­sti mila­ne­si gli fece­ro tro­va­re la via sua; ma, inten­dia­mo­ci bene, a essi egli altro non deve che que­sto suo orien­ta­men­to, nel­l’am­bi­to del qua­le ha sapu­to svol­ge­re un pen­sie­ro tut­to suo ed espri­me­re una visio­ne asso­lu­ta­men­te per­so­na­le. Tut­ta la sua pit­tu­ra ten­de a dar, del­le cose, un’im­ma­gi­ne viva e tra­scen­den­te la mate­ria: si direb­be che egli voglia fis­sa­re sola­men­te la luce rifles­sa dal­le cose, la luce, come quel­la enti­tà fisi­ca che tra tut­te è la più spi­ri­tua­le».
Par­te­ci­pa nel 1924 alla VII Mostra del Grup­po Labro­ni­co alla Gal­le­ria Pesa­ro di Mila­no e poi alla XIV nel 1928 a Bot­te­ga d’Ar­te, dove espo­ne Con­tro­lu­ce, Otto­bre, Radio­si­tà inver­na­le. Dira­da l’at­ti­vi­tà arti­sti­ca fino a lascia­re la pit­tu­ra per occu­par­si di una sua pro­prie­tà agri­co­la nel­la zona di Vada (Rosi­gna­no M.mo). Muo­re a Livor­no il 14 gen­na­io 1968.

G. Magon­zi in Cata­lo­go il Caf­fè Bar­di di Livor­no (1909 – 1921) Le arti all’ incon­tro, a cura di G. Magon­zi e M. Pier­leo­ni, Gal­le­ria d’Ar­te Athe­na, Livor­no, 20 set­tem­bre — 15 Novem­bre 2008.

Le opere